sabato 1 luglio 2017

RECENSIONE | Trilogia di New York; Paul Auster

So che la Trilogia di New York di Paul Auster, formata da tre romanzi brevi (o racconti lunghi che dir si voglia), è considerata da moltissimi lettori un capolavoro della narrativa americana contemporanea.
Perciò, mi sono approcciata alla lettura con grandissima curiosità e assolutamente ben disposta.
Purtroppo, tuttavia, niente o quasi di quello che ho letto è riuscito a conquistarmi. Per me questa lettura è stata un'esperienza del tutto deludente.

Il primo racconto della trilogia, Città di vetro, non mi è dispiaciuto poi tanto; tuttavia, mentre lo leggevo, non potevo fare a meno di continuare a pensare che l'autore avrebbe potuto osare di più, spingersi più in là.
Città di vetro è un racconto, ricalcato sul modello delle detective stories, che vuole dirsi surreale e assurdo, ma a parer mio manca di quella spinta che possa portarlo veramente fuori dagli schemi. Come se l'autore esitasse a spingersi fino ai limiti concessi all'interno della narrazione. Sarebbe stato un rischio, certo, ma forse ne sarebbe valsa la pena.
Ho apprezzato moltissimo, invece, la rappresentazione di New York che emerge da queste pagine - un ritratto molto preciso ed affascinante di una città che appare sull'orlo di una silenziosa apocalisse. Una città tanto piena da risultare vuota, a tratti deserta, quasi un fantasma - anzi, un simulacro di una città più che una città vera e propria.

Ma ora veniamo alle note dolenti: Fantasmi e La stanza chiusa.

Per quanto riguarda Fantasmi, l'ho trovato estremamente prevedibile e quasi infantile nella sua ricerca di un colpo di scena per stupire il lettore, che però risulta banale all'inverosimile.
Anche qua, il modello è la detective story, con un tentativo di ribaltare i ruoli tra chi pedina e chi viene pedinato.

Per quanto io apprezzi il tentativo di rivisitare e rimaneggiare un genere classico nella narrativa contemporanea, credo che, come già detto prima, non sia stato fatto abbastanza. Credo che ci sarebbe stato molto di più da sovvertire, estremizzare, svuotare di senso fino al paradosso assoluto del surrealismo per piegare la storia e la forma della storia a nuovi dettami, nuove regole e nuovi modi di apparire.

Allo stesso modo, La stanza chiusa - in cui si esplora un altro grande trope del genere thriller/poliziesco, ovvero la scomparsa di una persona creduta morta che invece non lo è - a me è sembrato solo un banale tentativo di originalità molto poco riuscito. Talvolta, pare che Auster scriva qualcosa solo per la mania di voler essere originale e trasgressivo, e non perché ci creda davvero.

La Trilogia di New York viene pubblicata per la prima volta nel 1987, e secondo me già per gli standard dell'epoca nella letteratura nordamericana non è un tentativo abbastanza solido.
Negli anni Ottanta, il panorama letterario statunitense era popolato da autori come Don De Lillo; era ancora forte l'influenza della Beat Generation, e Burroughs era ancora in piena attività letteraria; David Foster Wallace aveva già iniziato la sua ttività di scrittore, e si preparava a scrivere il suo capolavoro, Infinite Jest (1996).

In questo panorama così vitale e particolare, a mio parere la voce di Auster si perde e manca di quell'unicità devastante che caratterizza la letteratura nordamericana di quel periodo.
Riconosco le motivazioni che hanno portato la Trilogia di New York a diventare un classico contemporaneo così amato - come detto prima, la rivisitazione di un genere molto popolare, la vena surrealista, le ambientazioni post-beat che ricordano molto i quadri Iperrealisti -  tuttavia personalmente questo libro non mi è sembrato abbastanza.

2 commenti:

Carmen ha detto...

Ciao Lucrezia, grazie per aver lasciato un commento alla mia recensione, sei stata gentilissima! Nel caso volessi dare un'occhiata a "The spirituality of Jane Austen", il libro è ancora disponibile su NetGalley. Pensi che parlerai di qualcuno dei romanzi di Jane Austen? Sarebbe molto interessante leggerti.
E complimenti per questa recensione, la "Trilogia di New York" mi ha sempre incuriosito molto ed ora ne so un po' di più! ;)

Lucrezia ha detto...

@Carmen Sicuramente prima o poi scriverò qualcosa su Jane Austen, dato che lei è da anni uno dei miei più grandi amori letterari.

Grazie mille per essere passata di qua!! :)

RECENSIONE | La vita sessuale dei nostri antenati; Bianca Pitzorno

Dopo anni e anni, ecco che mi ritrovo di nuovo tra le mani un romanzo di Bianca Pitzorno . Un ritorno pieno di gioia e nostalgia. Person...